Presentazione

Mi chiamo Marco Montanari e, come se il mio cognome fosse un presagio, la montagna è da sempre la mia passione.
Abito sull'Appennino, tra la Toscana e la Romagna, là dove nascono i più importanti fiumi del centro Italia, l'Arno e il Tevere. La storia di queste montagne è una storia di fatica, di sudore, di dolore, ma anche di poesia, di miti, di leggende...
Di questo voglio parlare in questo blog... delle mie montagne e di tutto ciò che la realtà e la fantasia di queste montagne mi ha sempre ispirato...

martedì 17 luglio 2012

La Gradara di Paolo e Francesca

Tra le rocche più famose e visitate del nostro territorio, occorre sicuramente inserire quella di Gradara, che sovrasta il piccolo paese (poco più di quattromila abitanti) situato al confine tra Marche, regione alla quale appartiene, e Romagna. E come ogni brava rocca medievale, anche questa ha le sue leggende, una delle quali è contesa con altri manieri locali, quella di Paolo e Francesca.

La leggenda contesa
Qua si entra in una delle più grandi leggende di Romagna. Contesa da molti altri castelli, da altre rocche.Ognuno, sembra,vuole ambientare questa tragedia a casa propria. Perché è uno di quegli eventi storici che nobilita e, mi permetto, che porta turisti.Diciamo che, se questa fosse una gara, a vincere sarebbe Gradara. Non entriamo nei meandri della storia, non lavoriamo di cesello sulle fonti. Questo paese, non so perché, forse per un piano marketing migliore, è quello che offre meglio di altri i muri all’episodio.

Paolo e Francesca L’amore che porta alla morte
Per bene, dall’inizio. C’era, e siamo alla fine del Duecento, un signore potente, brutto e sciancato, che di nome faceva Giovanni Malatesta e di soprannome Gianciotto. Costui aveva sposato una ragazza della nobiltà ravennate.
Molto graziosa, come viene tramandato. E sempre costui aveva un fratello che, guarda il caso, era di bella presenza e più giovane. Presumiamo anche prestante. Bastano questi tre elementi per capire come andrà a finire? Certo, ma la storia va raccontata ugualmente.
Il problema è che Gianciotto, per impegni che oggi chiameremmo di lavoro, era costretto ad assentarsi frequentemente dalla moglie che abitava appunto a Gradara. E Paolo, invece, in altre cose affaccendato, costretto (si fa per dire) a frequentare invece quella dimora. Da cosa nasce cosa e dalla bellezza, si sa, è molto facile che nasca l’amore. E così quei comportamenti destarono molti sospetti e le voci arrivarono all’orecchio dello sciancato. Ci fu uno spione? Talvolta si tira in ballo Malatestino dall’Occhio, che era sì orbo, ma che a dirla con Dante era anche un “traditor che vede pur con l’uno”. Ma sorvoliamo, la verità non la conosciamo. Le voci comunque erano vere. Gianciotto li sorprese in atteggiamenti inequivocabili e sentendosi tradito (oppure per un moto d’orgoglio?) si avventò su Paolo con la spada sguainata. Ma Francesca gli si parò davanti, in un ultimo gesto d’amore che portò entrambi all’eternità.

Una grande tragedia sentimentale
Vera o inventata che sia, questa tragedia che si consumò spietata fece fiorire una ricchissima messe di racconti ed ebbe anche una felice fortuna letteraria.
Dante mise i due amanti nel V canto dell’Inferno, quello dei lussuriosi, e dedica a loro delle terzine  così poetiche e dense d’amore da far piangere il cuore.
Li pone nell’Inferno, è vero, ma li lascia pur sempre insieme, creando una delle parti tra le più conosciute ed imparate di tutta la Divina. E poi ci fu D’Annunzio, con la sua Francesca da Rimini del 1902 e il successivo libretto d’opera di Zandonai. E poi i quadri e le sculture che ritraggono i due celebri personaggi. Ah, il potere dell’amore!

I due corpi dove finirono?
Cosa dice ancora la leggenda? Nulla di più, se non quello che si legge sulle guide propinate ai turisti, e che riporto. Uno storico locale narra che nel 1760, in occasione di alcuni lavori di sterro intorno alla rocca, rinvennero un sarcofago di epoca romana. Chi c’era però dentro? Una dama, ovviamente non di quell’epoca, con gioielli e resti di una vestito di seta. Nell’immaginario comune si pensò subito a Francesca. Che il truce Gianciotto, pur di nascondere al più presto il corpo, abbia utilizzato la prima cosa rimediata per seppellirla? Perché no.
Poi è la volta di Paolo. Allorché, sempre in secoli passati, si ritrovò nel fondo di un mastio (così si narra) uno scheletro completo con ancora indosso l’armatura. Ovviamente si pensò a lui. Ma andava a trovare l’amante con l’armatura? Vada per il sesso sicuro.

Nessun commento:

Posta un commento