Presentazione

Mi chiamo Marco Montanari e, come se il mio cognome fosse un presagio, la montagna è da sempre la mia passione.
Abito sull'Appennino, tra la Toscana e la Romagna, là dove nascono i più importanti fiumi del centro Italia, l'Arno e il Tevere. La storia di queste montagne è una storia di fatica, di sudore, di dolore, ma anche di poesia, di miti, di leggende...
Di questo voglio parlare in questo blog... delle mie montagne e di tutto ciò che la realtà e la fantasia di queste montagne mi ha sempre ispirato...

domenica 15 luglio 2012

Gli spettri di Montefiore le ombre che si aggirano all’interno della Rocca

Malatesta Guastafamiglia
Quella di Montefiore è una delle rocche più imponenti del Riminese. Guardatela lassù, maestosa e alta, possente, a dominare l’ultimo tratto della valle del Conca, a confondersi con la nebbia invernale, diventando una sfumata ombra d’altura.
Capolavoro dell’architettura malatestiana, venne costruita nel Trecento, e successivamente trasformata ed adattata alle diverse esigenze. Si dice che la sua costruzione sia stata iniziata da Malatesta “Guastafamiglia”, il figlio di Pandolfo I Malatesta.
Il Guastafamiglia (soprannome ben  poco lusinghiero) viene descritto dagli storici come un ottimo militare, un capitano d’arme accorto e giudizioso e, come il ruolo politico imponeva, deciso a tutto per mantenere il potere. E deciso a tutto significa non farsi scrupoli nell’eliminare (fisicamente) eventuali nemici e oppositori. Non per quella cattiveria che si vuole imputare ai potenti, ma per un motivo molto più semplice: la “ragion di Stato”.

L'esecuzione di Lorenzo di Berardo
La letteratura, in proposito, ci tramanda una delle esecuzioni volute da questo signore, quella di Lorenzo di Berardo Coccolino.
Costui era un maggiorente della vicina comunità di Saludecio, il quale venne ritenuto colpevole dell’omicidio di due esponenti della famiglia Ondedei, aristocratici di quella zona. Probabilmente Lorenzo era veramente implicato in quegli eventi e una delle tesi in circolazione è questa: il mandante del duplice omicidio fu il Guastafamiglia e l’esecutore materiale il povero condannato, fatto poi decapitare dallo stesso Malatesta per eliminare uno scomodo testimone che avrebbe potuto ostacolare, parlando di questo omicidio, l’ascesa al potere dell’intera vallata.
C’è anche chi ha ipotizzato poi, che lo stesso imputato fosse della medesima famiglia Ondedei, ma allontanato dai ruoli di potere ed inviso ai due assassinati. E se avvaloriamo la tesi del Guastafamiglia mandante, non possiamo che inchinarci di fronte alla scelta di tale esecutore, che sicuramente aveva avuto un forte movente per compiere l’atto criminoso. Un piano ben congegnato dunque, dal quale il Malatesta uscì vincitore, mentre Lorenzo invece ci perse la testa sotto i colpi della mannaia del boia. Era un assolato agosto del 1344.

La mostra sulla stregoneria
Facciamo un passo in avanti. Nel 1993 nelle sale della rocca di Montefiore si tenne una mostra, molto visitata. L’argomento era accattivante, uno di quelli che da sempre attirano interesse: la stregoneria.
Il curatore della mostra, grande appassionato dell’occulto, raccontò in una intervista apparsa su un quotidiano dell’epoca, alcuni fatti inspiegabili che accaddero in quell’occasione. Ogni notte, asserì il personaggio, venuto il momento di chiudere la mostra, il pesante silenzio della rocca veniva interrotto da alcune voci e dall’agghiacciante rumore di passi, ma senza che vi fosse alcuna persona all’interno dell’edificio.
E oltre a ciò, avveniva anche uno strano fenomeno: nella sala sopra quella in cui era stata allestita la mostra, la temperatura sembrava impazzita, molto caldo se fuori era freddo e molto freddo se fuori era caldo. Dei fatti strani che lo indussero a chiamare uno dei maggiori esperti italiani del mondo occulto per chiedere un parere. Parere che arrivò, accompagnato da due apparizioni spettrali, quella di un uomo e quella di una donna.
Nel posto di guardia infatti si manifestò un uomo che si aggirava rabbioso e furente, un uomo che aveva una caratteristica che non si potè non notare: era decapitato e teneva la testa sotto il braccio. Le conseguenze sono evidenti.
Che sia stato il fantasma di Lorenzo di Berardo a vagare tra quelle mura? Una certa letteratura lo ha ipotizzato, anche se parimenti ha constatato che l’esecuzione non venne eseguita in quel luogo, ma sulla piazza pubblica di Rimini. Che Montefiore sia stata eletta dallo spettro come eterna dimora?

La seconda apparizione,una donna vestita di bianco
Abbiamo detto che il fantasma dell’uomo decapitato non è l’unico avvistato, o, al limite, non è l’unico di cui si è parlato. Oltre a questo infatti, c’è quello di una donna, una dama vestita di bianco.
Anche in questo caso, l’esigenza di dare all’apparizione un nome ed un cognome ha portato a formulare ipotesi e a chiudere il cerchio intorno a Costanza, figlia di Malatesta Ungaro, morta in circostanze delittuose.
La storia è questa. Alla morte di Guastafamiglia, Montefiore va ai suoi due figli, uno dei quali è appunto Ungaro, un uomo amato e passionale, anch’egli protagonista di una tragica storia d’amore, quella con Viola Novella, uccisa a coltellate dal marito Caccia Battagli e per la quale, nel 1358, Ungaro discese nel pozzo di San Patrizio (in Irlanda, luogo creduto la “porta del Purgatorio”) per parlare con la sua ombra... ma questa è un’altra storia. Costanza era la sua unica figlia legittima. Dopo l’infanzia passata alla corte di Pesaro, nel 1363 si sposò con il marchese Ugo d’Este, che seguì nella città di Ferrara.
   
Il ritorno di Costanza a Rimini
Ma dopo qualche anno, quando era poco più che ventenne, Costanza rimase vedova. Tornò a Rimini dove poté contare su una cospicua eredità lasciata dal padre. E iniziò la sua fama di donna capricciosa e dedita alle pulsioni del cuore e della carne.
Uno storico successivo scrisse che “si faceva lecito ogni capriccio poco onesto” e che un giorno, venne sorpresa ad amoreggiare (“trovata nel letto a giacere” dice sempre lo storico citato) con un uomo d’armi tedesco, un mercenario di nome Ormanno. Lo scandalo venne preso di cattivo petto dallo zio Galeotto, fratello del padre asceso al governo di Montefiore, che assoldò un sicario di nome Santolino da Faenza per ucciderli entrambi.
Ma Santolino era un uomo fedele più al sangue malatestiano che agli interessi della casata, e per questo si rifiutò di assassinare una donna di quella famiglia.
Si dovette quindi contare sull’azione di Furiuzzo di Forlì, che contrariamente al primo, eseguì senza remore gli ordini di Galeotto ponendo fine alle pulsioni della donna. Era il 1378 quando si compì il fatto di sangue, ma la storia è però controversa, perché il nome di Costanza compare ancora in un documento del 1384. Ma questo poco importa con leggenda, ed anzi, per certi aspetti ne aumenta il fascino. Sorge a questo punto una domanda? E’ veramente sua l’ombra che si è vista vagare disperata (e forse ancora vaga) nella rocca di Montefiore? Certe teorie recenti così vorrebbero.

Leggende e medioevo vanno spesso a braccetto
E sono proprio i castelli abitati ‘infestati’ a farla da padrone nell’immaginario collettivo, rappresentando un elemento comune a tutta la vecchia Europa. Anzi, si potrebbe dire, che un castello spesso non è considerato dalle grandi masse turistiche se tra le sue mura non si aggira qualcosa di inspiegabile che chissà quando è stato avvistato. Verità o allucinazioni?  Oppure vincenti strategie pubblicitarie? Chi si prende la responsabilità di rispondere si faccia avanti.

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